Può capitare che il salvavita scatti, e salti la luce in tutta la casa. Perché succede? Come mai, e quando, il salvavita o interruttore differenziale agisce? Vediamo come funziona questo importantissimo dispositivo per la sicurezza, e come capire perché è stato interrotto il flusso d’energia, come riattivarla e perché un impianto elettrico debba avere un interruttore salvavita per essere considerato a norma.
La sicurezza in casa grazie al salvavita
Ti sei mai chiesto cosa sia l’interruttore differenziale? Un altro nome con cui viene chiamato è “salvavita”; e questo non gli è stato dato a caso, poiché il dispositivo salva letteralmente la vita delle persone se si innesca un malfunzionamento o un guasto alla rete elettrica. Un’altra curiosità che riguarda questa nomenclatura è che il dispositivo si chiama così grazie ad un’azienda, la BTicino, che nel 1965 ne registrò il nome. Tecnicamente invece, si chiama “differenziale” perché fa differenza tra due tipi di corrente: quella uscente e quella entrante.
A cosa serve l’interruttore differenziale e perché è così importante
Anche senza entrare troppo nello specifico tecnico, si può dire che il differenziale agisce come una sorta di bilancia, che controlla i flussi energetici in entrata e in uscita. Se ad esempio tocchiamo un elettrodomestico in seguito a un guasto, una parte della corrente che lo alimenta passa attraverso il nostro corpo, sbilanciando l’equilibrio monitorato dal differenziale. Il circuito preposto al controllo di quel bilanciamento farà intervenire meccanicamente il comando di blocco, staccando l’alimentazione a valle del differenziale, salvando di fatto la vita se la corrente di dispersione supera un certo valore, che di solito è 30 mA (milliampere). La pericolosità delle correnti che attraversano il corpo umano infatti risiede in un fenomeno chiamato tetanizzazione: si tratta di quell’evento che ci fa “rimanere attaccati” alla corrente. Questo succede per un fenomeno di contrazione muscolare, causato dal passaggio della corrente attraverso il corpo. Il problema serio è proprio quello, perché risulta difficile, se non impossibile, staccarsi dalla parte sotto tensione prolungando il contatto, e provocando effetti anche molto dannosi.
I modelli più utilizzati in ambito civile e industriale
Esistono molti modelli di interruttore differenziale o salvavita, ma i più utilizzati sono generalmente 4:
- Differenziale Puro-monofase: si tratta di quello che normalmente tutti abbiamo in casa. Per essere completamente a norma bisognerebbe avere due salvavita con due diverse correnti: 30 mA generico e uno da 10 mA per la zona bagno, tre volte più sensibile. Questo perché la stanza da bagno è quella a maggior rischio di folgorazione e richiede alcune cautele in più. Viene definito “puro” perché ha solo l’intervento causato da una dispersione verso terra o tra fase terra, ma senza alcuna protezione contro i sovraccarichi o correnti di cortocircuito. Una condizione dove viene richiesto questo modello, senza magneto-termico abbinato, è per proteggere ad esempio una pompa per la piscina o per la zona bagno: in questi casi la corrente di dispersione deve essere bassa, di 10 mA.
- Modello Trifase-neutro: difficilmente troverai questo modello nella tua abitazione, a meno che tu non abbia un contratto linea trifase. Sostanzialmente non è diverso dal modello precedente, l’unica differenza sta nel fatto che viene impegnato su un circuito trifase o trifase con neutro.
- Differenziale con magneto-termico: anche in questa tipologia di dispositivo le caratteristiche di funzionamento non cambiano, fatta eccezione per il valore della corrente di intervento (ma questo vale anche per gli altri modelli); possiamo invece dire che questo modello protegge non solo dalle dispersioni ma anche dai sovraccarichi e dai cortocircuiti. C’è una particolare lamellina di plastica che, se dovesse intervenire il differenziale, fa scattare in automatico anche il magnetico. Questo prodotto ha anche il vantaggio di avere già collegati da fabbrica i due dispositivi, in modo da avere un prodotto completo.
- Differenziale con riarmo automatico: come suggerisce il nome, questo dispositivo in caso di innesco – anche accidentalmente per una falsa dispersione – si riarmerà automaticamente. Sorge spontanea la domanda: se il dispositivo interviene per un reale problema, il riarmo automatico non è pericoloso? In effetti lo sarebbe, ma questo tipo di dispositivi è concepito molto bene e si riarma tutt’al più per 3 volte ed entro un certo lasso di tempo. I dispositivi di questo genere vengono impegnati generalmente a livello industriale, quando non può essere sempre presente una persona fisica per riarmarli.
Il tasto Test a cosa serve
Accanto alla leva di sgancio dell’interruttore salvavita, è presente un piccolo tasto, che sembra non avere alcun “potere”: è il pulsante “T” o “Test“; in realtà è molto importante utilizzarlo per capire se il salvavita è funzionante. Per eseguire il test, è necessario indossare dei guanti isolanti, in modo da evitare di ricevere la scossa in caso di qualche tipo di malfunzionamento. È sufficiente armare l’interruttore salvavita e poi premere il pulsante test: si innesca, in pratica, la simulazione di una dispersione e, se il dispositivo funziona, il salvavita scatta e si abbassa. In caso contrario, significa che il salvavita è da sostituire. Questo tipo di prova va effettuato almeno una volta ogni 2 mesi.
Come comportarsi col differenziale se salta la luce
Se salta la corrente, la prima cosa da fare è ovviamente controllare il quadro elettrico: se è scattato il differenziale bisogna procedere a riattivarlo prima degli altri interruttori elettromagnetici. Se la corrente torna, significa che c’è stato un sovraccarico, magari causato dall’accensione simultanea di troppi dispositivi, luci ed elettrodomestici dell’aria condizionata insieme. Se invece il differenziale continua a scattare, vuol dire che molto probabilmente c’è un guasto a un dispositivo in particolare, a una lampada, a un elettrodomestico eccetera, ed è necessario capire con delle prove quale sia, per poi isolarlo e far tornare la luce. Generalmente, nel quadro elettrico sono ben chiare le zone gestite dagli interruttori (es. scale, luce, tv, caldaia, cucina eccetera) e si può arrivare a capire cosa c’è che non va. Al tempo stesso, sarebbe preferibile contattare comunque un elettricista, che saprà valutare se il guasto è imputabile anche a un malfunzionamento del quadro elettrico.